​“Nel comprensorio del Parmigiano Reggiano si producono foraggi in quantità sufficienti ma per quanto riguarda le granelle per i mangimi siamo molto distanti dai fabbisogni”. Con questa affermazione, che è un monito a cambiare strategia, Andrea Formigoni dell’Università di Bologna ha aperto il convegno “Terreno e stalla legame indissolubile per il Parmigiano Reggiano” organizzato dal Consorzio Parmigiano Reggiano, RV Venturoli e CRPA.

Occorre valutare, dice Formigoni, colture resilienti, con bassa impronta carbonica e con costi colturali contenuti. L’alternativa principale al mais è certamente il sorgo che ha un amido molto simile, ma si deve puntare anche su orzo, frumento, girasole estruso, colza e soia italiana, in sostituzione di quella importata, pisello proteico e favino. Colture che inserite con i giusti criteri nella razione delle bovine da latte in numerose prove hanno dimostrato di non interferire sulla produzione e sulla qualità del latte.

Gabriele Gasbarrini di RV Venturoli ha ricordato il ruolo delle novità genetiche a supporto di scelte colturali alternative come, ad esempio, il frumento ibrido che, rispetto alle varietà tradizionali, ha un più elevato accestimento, maggiore fertilità della spiga e migliore risposta agli stress.

Notevole l’aumento di superficie di soia e girasole negli ultimi 5 anni nel comprensorio del Parmigiano Reggiano, grazie all’apporto della genetica. Infatti le più recenti varietà di soia mostrano maggiore produttività, contenuto proteico/oleico più elevato, rapida defogliazione, mentre quelle di girasole, all’alto potenziale produttivo, abbinano un elevato contenuto oleico e tolleranza a Phomopsis.

Alessandro Zatta del CRPA ha valutato con prove in campo le potenzialità produttive, ottenendo ottime rese medie di 63 q/ha per il sorgo e di 65 q/ha di orzo (con una punta di 78 q/ha con SU ELLEN) con apporti di 90 kg/ha di azoto. Colture che rispondono egregiamente all’apporto di liquame al posto dei concimi chimici. Sull’orzo le maggiori produzioni si sono ottenute con liquame in bande in 2 epoche (febbraio e marzo) e sul sorgo in una sola epoca di spandimento (maggio).

Un’indagine del CRPA a campione sui consumatori dimostra come il 63,8% è disposto a pagare di più un Parmigiano Reggiano prodotto con mangimi locali più sostenibili nell’alimentazione delle bovine.